RAVE, SOSTANZE E RIT(M)O
di Bruno Pochettino
[fonte: Altrove SISSC n°3]
Bisogna sapersi destreggiare abilmente nel fitto intreccio creato dal credere d'essere ed il volere apparire, tra le pulsioni intime e le tendenze modaiole, per parlare del ballo, profonda pulsione che spinge il corpo a muoversi senza fine apparente, plagiato dalla musica e dal canto. Distinguendo nella società occidentale quanto di più profondo e antico esiste come rituale ancestrale, la danza appunto, da ciò che da sempre è l'effimero per antonomasia, il mondo del ballo, le discoteche. Tralascio qui per necessità di spazio e per concisione, ciò che può significare lo sfruttamento commerciale di tale pulsione, quindi tutto il sotterraneo - "underground" - mondo delle discoteche, rimandandolo però alla mente d'ognuno per meglio comprendere ciò che più specificamente può interessare nella sede di "Altrove", in altre parole il fenomeno Rave-party. Non è una distinzione tanto sottile quella che separa le discoteche dai Raves, non è certamente la diversità che può distinguere due mode "giovanili", ma piuttosto essi rappresentano le facce antitetiche dello stesso mondo.
Il 3 Novembre 1994 alle 12.00 il parlamento inglese approva il Criminal Justice and Public Order Bill, con quest'atto, tra le numerose limitazioni, il governo dichiara illegali i Raves in tutte le loro forme, impedendone, con la clausola 58, l'attuazione se vi è la possibilità di un disturbo per il vicinato; la polizia è anche autorizzata a disperdere due o più persone intente a preparare un Rave, dieci o più persone in attesa che il Rave inizi e dieci o più persone partecipanti ad un Rave. Possono anche essere fermati coloro che, a parere delle forze dell'ordine, si stanno recando ad un Rave in corso nell'arco di cinque miglia dal luogo di fermo. Il sequestro del materiale (amplificazione, luci, dischi) è la prassi in questi casi e sono previste pene sino a sei mesi di reclusione e sanzioni economiche sino a 5000 sterline (M. A. Wright, "Freedom To Party", 1994).
Come mai quest'inasprimento delle leggi repressive nei confronti di una festa danzante?
Balza agli occhi, se si considera che le normali discoteche non sono neppure menzionate nel CJB, che un tale trattamento è sintomo di un disagio profondo delle autorità nei confronti di un fenomeno che non è esclusivamente legato al divertimento del Sabato sera. L'inasprimento repressivo non ha toccato esclusivamente i Raves ed i loro organizzatori, ma colpisce tutta quella fetta di popolazione che intacca, con la sua semplice presenza, la credibilità del modo di vita inglese. Così per i Travellers, i nuovi nomadi, che vivendo e spostandosi in carovane d'automezzi, sono spesso organizzatori di Raves, il CJB li colpisce nella più subdola delle maniere, dichiarando il nomadismo fuorilegge ed obbligandoli a distruggere gli automezzi, la propria casa, la propria vita, a spese loro, aggiungendo al danno la beffa. Tenendo sempre ben presente che i danni pratici che un Rave può apportare alla società sono un prato calpestato (raramente lasciato ingombro di bottiglie e bicchieri) ed un forte rumore nell'arco di un centinaio di metri, inizia ad apparire chiaro che la difesa della società attraverso il CJB è una difesa preventiva e spaventata da un fenomeno esteso e pacifico. Un programma documentano trasmesso da Channel 4, che parafrasava il romanzo di Huxley in "Rave New World", stimava circa 500.000 le persone che ogni week-end, al Novembre '94, partecipavano ai Raves sparsi in Inghilterra. Con l'approvazione del CJB una quantità impressionante di persone è stata tramutata all'istante in fuorilegge perseguibili penalmente... "Esistono molti percorsi disponibili per cercare la luce all'interno di se stessi. Per iniziare dovete comprendere che vi è qualcosa di prezioso da trovare, a dispetto delle pressioni della nostra cultura per mantenerci orientati verso l'esterno, alla ricerca della felicità come consumatori di beni esteriori. Ovviamente dovete continuamente combattere contro le correnti sociali: le persone proiettate verso l'intimo sono pericolose e imprevedibili, così la nostra società ne diffida, le scoraggia e spesso le punisce" (Tart, 1988). In Inghilterra i Raves sono stati messi al bando (almeno dal punto di vista legale...) - e lo stesso sta accadendo in Francia - principalmente per la forte carica liberatoria che possono avere e dare, il condizionale è d'obbligo, in quanto non è il ballo in sé a liberare, non è la musica in sé a liberare e non sono le sostanze psicoattive o l'alcool in sé a liberare. Ogni rituale necessita di determinate situazioni, è legato a diversi parametri che devono essere rispettati e seguiti ed è molto facile, spesso inevitabile, trasformare un rituale in una liturgia. Rispetto a tale carica liberatoria profonda e autorigenerante, è interessante riportare quanto scrive M.A. Wright in "Freedom to Party", articolo apparso su "Yearbook for Ethnomedicine and the Study of Consciousness", # 3, 1994:
"Il picco (l'innalzarsi) o esperienza mistica è stata definita come "un'esperienza psicologica unica, libera da interpretazioni culturali filosofiche o teologiche" (Stace, 1960). Pahnke nel 1960 descrisse nove categorie di coscienza mistica, connesse tra di loro ed egualmente applicabili alle esperienze indotte dalla droga e dalla religione. Ho trovato il loro legame con le sensazioni descritte dai Ravers così preciso, che considero utile elencarle:
1. Unità - una sensazione d'unione con se stessi o con le persone vicine.
2. Obiettività e realtà - descritte come qualità poetiche
3. Trascendenza dello spazio-tempo - comprensione dell'eterno e dell'infinità, senso del sacro
4. sentimenti di timore reverenziale e rispetto descritti come "mystericum tremendum" (Otto, 1958)
5. Umore profondamente positivo - sentimenti d'amore spirituale piuttosto che erotico
6. Percezione del paradossale - "aspetti che sfidano le leggi della logica aristotelica" (Pahnke e Richards, 1969)
7. Ineffabilità dell'esperienza - come scrivono Pahnke e Richards (1969), "simili parole, sulla carta, divengono poesia metafisica"
8. Transitorietà - la durata temporanea è importante per distinguere l'esperienza dalla psicosi. Ovviamente ogni esperienza è transitoria, ma i ricordi durano più a lungo
9. Cambiamenti positivi nell'atteggiamento e/o nel comportamento - s'impara a riconoscersi come accettati, piuttosto che come esseri inaccettabili, è la forza dell'essere", che accetta e fornisce il coraggio per essere (esistere) (Tillich, 1952)
Il risultato è che questi nove punti, o parametri, che possono anche essere esperiti separatamente, secondo l'intensità dell'esperienza, sono in grado di minare profondamente e alla base la moderna società basata sul consumismo e sul culto dell'apparenza.
Tutto ciò ci porta a comprendere come mai siano state così intelligentemente riunite nel CJB tutta una serie di figure sociali apparentemente slegate tra di loro come neonomadi, squatters (occupanti abusivi), omosessuali e Ravers. Nel Rave si cerca di colpire il cuore rituale di tutte quelle persone che si muovono ai margini della società, senza che peraltro prendano in considerazione di porvisi contro. Il Rave è visto come occhio del ciclone, attorno al quale socializza, si focalizza ed "energizza" tutta questa parte di popolazione, e dal quale riparte espandendosi. Non è un caso che nel CJB non siano state incluse le miriadi di discoteche e club, anche se trasgressivi e focolai di consumo e vendita di sostanze psicoattive. Il club, la discoteca rappresentano l'altra faccia della medaglia del ballo, il luogo in cui tutta una serie di ruoli e comportamenti sono reiterati e proposti a beneficio della società del consumo. La linea di separazione tra i due mondi è flebile, spesso confusa, ma esiste, nonostante il Rave sia diventato (come nome, come apparenza, non come essenza) un fenomeno da sfruttare economicamente, grande happening di folle estasiate, un succedaneo moderno dei festival hippies dei tardi anni '60, in mano agli stessi manager delle discoteche si è trasformato in economicissima macchina da denaro, per una moderna "summer of Love". Le riviere tramutate in multipiste da ballo, magari con una spruzzatina d'impegno social-ecologico, verso un annichilimento di fine millennio; ma in questi casi il motore unico dei grandi baracconi musicali è il denaro, il lucro, tutto ciò che può apparire interessante, originale ed "impegnato" è impiegato esclusivamente per rendere più appetibile e più vendibile il prodotto.
La membrana che separa i due fenomeni, arrischiando una terminologia forse esagerata, è quella che divide l'aspetto profano del ballo da quello sacro, quello fisico da quello "magico". Definizione da considerare con le dovute precauzioni, ma indispensabile per separare i due corpi, gemelli siamesi, le discoteche, aspetto consumistico, edonistico, fisico-erotico del ballo ed il Rave, il lato oscuro, profondo, "spirituale" e magico.
Non a caso, sempre con una visione distorta, "tecnolocizzata" (come già riporta Pagani in questo numero di Altrove), è proprio nuovamente l'India, il "topos" per eccellenza di gran parte dei Ravers; riferimento spirituale che lascia il segno sulla produzione musicale della techno, sino a creare un proprio stile, o sottogenere, il Goa-Style, ammiccante a sonorità indiane, intessute su un continuo tappeto ritmico ad elevato numero di battute per minuto, circa 140-150, senza arrivare al parossismo della Hardcore-Techno dalle 180-200 battute. Proprio Goa, l'antica città portuale controllata dai portoghesi, forse una delle più occidentalizzate, è il fulcro spirituale di questa nuova onda, non solo musicale. Nelle spiagge e nelle foreste limitrofe, sotto gli sguardi un poco allibiti degli abitanti, folle di "Techno-turisti" gremiscono i Raves notturni (spesso liberi), grazie anche alla notevole disponibilità di sostanze psicoattive dai costi relativamente bassi, "Il rito della danza che dura un'intera notte è un ricordo che scorre a livelli profondi in tutti noi, un ricordo che ci porta indietro, al tempo in cui l'umanità aveva rispetto per la nostra grande Madre Terra e per il prossimo. Un tempo in cui giungevamo insieme alla danza, come una tribù, unita nello spirito. Comprendevamo i cicli della natura e il potere degli elementi. In "Return to thè Source" c'è il nostro modo per riappropriarsi del rituale della danza. Un rito è un atto sacro con un'intenzione focalizzata. La nostra intenzione è di creare un tempio moderno, uno spazio positivo creato con amore, in cui possiamo trovarci come un'unica tribù, per viaggiare nel profondo della trance, come i nostri antenati molto tempo fa. Consideriamo la danza uno spazio sacro, un luogo per collegarci con la nostra forza. LA FORZA E' NOSTRA, CHE LA SI USI CON CUORI APERTI" (Return to thè Source).
A Goa, inoltre, è sempre possibile scambiare materiale sonoro, prodotto esplicitamente per un uso estatico durante i Raves, musica registrata su DAT (Digital-Audio-Tape), già mixata e pronta per essere trasmessa per il ballo; in questo modo si esclude anche la figura del disc-jockey, in quanto spesso non è più indispensabile la sua bravura per miscelare adeguatamente i brani senza soluzione di continuità e si annulla così il dualismo tra chi gira i dischi e chi gira il proprio corpo. Credo che questo possa essere considerato un ulteriore passo verso quel senso di Unità all'interno del rituale rilevato da Pahnke (Cfr.), poiché si giunge all'eliminazione dell'ingombrante figura del DJ, visto come maestro di cerimonia...
Ben diverso è l'approccio nei club, nelle discoteche, dove la figura del DJ è il fulcro della serata, attrae le persone e spesso da spettacolo di sé, dall'alto di consolle ben in vista.
La ricerca dell'anonimato è un leit-motiv, così spesso i dischi escono sotto pseudonimo (a volte diversi per uno stesso autore) sia per separare diversi generi musicali, che, e non secondariamente, per slegare la musica dall'autore, renderla inqualificabile, non riconoscibile attraverso una persona. La musica, parte centrale, preponderante nel Rave, deve servire come continuum sonoro, come "tappeto" per la preghiera del corpo e deve quindi rispondere a requisiti ben precisi per amalgamarsi con gli altri brani. Di conseguenza la critica che viene spesso sollevata nei confronti della musica da ballo, di essere tutta uguale, priva di interesse o comunicatività, cade di fronte ad un'intera situazione in cui la musica viene utilizzata per uno scopo ben preciso, non ci si può soffermare ad analizzare il singolo mattone, ma occorre considerare l'intero edificio che si costruisce con tali mattoni. La necessità di un tappeto sonoro omogeneo è dettata dal bisogno dell'individuo danzante di potervisi adagiare con sicurezza. Questa sicurezza è anche legata alla certezza che il viaggio sonoro durerà a lungo (8-10 ore), che le variazioni di ritmo, se vi saranno, saranno abilmente gestite: con tempi sempre molto dilatati s'inizia da atmosfere piuttosto aperte, "aeree", con battute ancora lente, per l'approccio, per sciogliere il corpo, i muscoli; i ritmi si fanno quindi più ossessivi, il vero riscaldamento, per arrivare al culmine, al climax in cui si hanno ritmi più veloci, serrati, la fase anaerobica della danza. Questa fase potrebbe portare alla trance, grazie alla concomitanza di diversi fattori: la musica, appunto, che trascina il corpo fisicamente e psichicamente, tramite la sincronizzazione del respiro e del battito cardiaco con il ritmo e le luci stroboscopiche, immancabili, che modificano le onde a-cerebrali, inducendo una trance ipnotica... Ovviamente tutto ciò non è matematico, occorre sempre una buona predisposizione mentale all'esperienza.
Un altro limite del Rave, inteso come rituale, è l'ambiente sociale in cui opera: è impensabile sperare che da solo possa in qualche modo liberare gli individui nella moderna società occidentale, che dalle sue bancarelle offre tutto l'immaginabile, fuorché la possibilità di uscire dal mercato... Così dopo una settimana di stress provocato dall'ambiente fisico (caos, traffico, inquinamento) e sociale (lavoro forzato, studio forzato, famiglia forzata e spesso amicizie forzate) - settimana uguale alla precedente e così via a ritroso nel tempo, a perdita di memoria vivente - diventa arduo pretendere che una serata di ballo possa da sola spazzare le infinità di macerie che gravano sulla nostra persona. Ovviamente il rituale funziona se visto come momento in cui, con determinati accorgimenti, si impiegano e convogliano le energie accumulate nel quotidiano, altrimenti ci si ritrova a dover impiegare la settimana successiva per riprendersi dal Rave passato... Nulla di strano o particolarmente dannoso, ma non è certamente ciò che può interessarci.
Esiste una scorciatoia per attraversare tale selva, una scorciatoia tanto potente quanto potenzialmente dannosa. Sono le sostanze psicoattive a permetterci, per alcune ore, di andare oltre la coltre dello stress per ricevere quella spinta alle spalle necessaria per compiere il salto di coscienza, sciogliere i freni inibitori e ritrovarci completamente immersi nella danza, trapassati dal suono e pronti a farci trascinare per un viaggio lungo una notte. Non parleremo dei rischi e dei danni connessi a queste sostanze, soprattutto LSD e MDMA, un'ampia e particolareggiata casistica è già riportata in "Ecstasy: usi ed abusi" di G. Samorini; l'interesse per le sostanze psicoattive (manteniamo questo termine asettico, libero da interpretazioni personali) è soprattutto attenzione nei confronti di una parte del "rituale", senza peraltro scordare l'abuso e l'uso distorto che normalmente se ne fa. Non è certamente con una presa di posizione proibizionista o scientifica (le sostanze agli esperti...) che si può tamponare questa emorragia di sostanze, di salute, di occasioni perse. Forse insinuando il dubbio che è possibile ottenere risultati "altri", più profondi ed interessanti (se vi è interesse) e soprattutto calmando l'abuso ciecamente distruttivo, è possibile dare alla gran folla di Ravers, danzatori ed "estasianti" un briciolo di coscienza, che inevitabilmente porterebbe ad un controllo dell'individuo sulle sostanze da Rave... Per ottenere una consapevolezza più profonda di sé, degli altri, una permeazione intensa con chi e con ciò che ci circonda, è indispensabile una coscienza vigile, non obnubilata dalle sostanze chimiche, non ottusa dall'alcool, una presenza del proprio io che gestisce e dirige il corpo come una canoa tra le rapide; è possibile fare molta strada e velocemente se si è attenti, altrimenti si viene trasportati come tronchi inerti, sbattuti per ogni dove. E' il solito discorso, il proibizionismo spinge le persone e le sostanze in zone oscure della ragione e della coscienza, senza un'informazione corretta, senza un approccio tranquillo, non criminalizzato, ci si ritrova a confrontarsi con questi catalizzatori chimici in uno stato di completa ignoranza per quanto riguarda sia le potenzialità sia i pericoli a loro connessi.
Così l'uso di MDMA è limitato alla capacità dì abbattere le barriere relazionali, rendendola sostanza perfetta per gli anni '90, anni fondamentalmente svuotati ed insicuri; ecco quindi spiegata la sua grande e velocissima diffusione, è possibile accettarsi, essere accettati in un batter d'occhio, tutti divengono simpatici, affabili, amici, anche i perfetti sconosciuti... Il tutto in ogni caso rientra nel percorso psichico-fisico ordinario, non scende in profondità, non scalza le norme del quieto vivere quotidiano, anzi, come dicevo precedentemente, altro non fa che rinforzarle, mettendo un'intera settimana lavorativa, produttiva, a disposizione di una notte di ballo, di relazioni "intime" vidimate dall'MDMA. Una sicurezza morbida, che appaghi l'individuo, poco importa se non accresce, se depaupera la nostra mente ed il nostro fisico, se quasi nulla rimane dell'esperienza, se non il "down" dei giorni seguenti. Nata, o meglio rinata nei club, l'Ecstasy trova il suo spazio congeniale nelle discoteche, anche se largamente utilizzata pure nei Raves, ma non crea cultura, non sviluppa nuovi fermenti. Indicativa a tale riguardo è la preponderanza di prodotti, come dischi e riviste, che si rifanno all'esperienza psichedelica, sia con semplici citazioni o immagini, che con veri e propri lavori dedicati a queste sostanze; mentre l'MDMA non apre nuove visioni, non smuove né sollecita, soprattutto non destabilizza le fragili sicurezze, impetuosamente spazzate dall'LSD o più sottilmente intaccate dai "funghi magici". Per questi motivi l'MDMA consegue un simile successo ed il suo abuso è quasi immediato, infatti permette di entrare in sintonia con gli altri, con la musica, da a chi l'assume (sempre in compagnia, essendo entactogena ed empatogena) una visione globale dell'happening, l'essenza della festa. Il corpo è in festa, tutti divengono parte integrante dell'ambiente fisico, centinaia di corpi danzanti, svuotati, si fondono in un amalgama sensoriale, in un unico corpo, nel quale la musica e le luci agiscono come neurotrasmettitori, un organo sospeso in una soluzione idroponica, che si muove, si contorce, immerso, nutrito e stimolato dalle onde sonore. Attraverso l'assunzione di Ecstasy è possibile scavalcare le resistenze inibitorie del corpo e della volontà, adagiarsi sul tappeto sonoro della serata e guardare le altre persone, anch'esse in Ecstasy. Sorge immediata la ricerca di un contatto psichico prima che fisico, una presentazione rassicurante, la domanda principale, il discorso unico verte attorno all'E.: "Hai mangiato?...Hai calato?", anche se spesso le parole sono superflue e basta uno sguardo, un cenno d'assenso ad una domanda invisibile... "Sì, anch'io..." ed i corpi si allacciano anche a distanza, si muovono all'unisono, entrano in risonanza e così i sentimenti di amore, di fratellanza.
Tutto è compreso sia mentalmente che fisicamente.
La folla diviene un corpus unico, tante cellule di un unico organismo. Un ballo sinergico che dà alla serata, intesa come unione spazio-temporale dei corpi nel fluire della musica nella danza, una propria identità, un proprio respiro, un proprio sentimento. La sensualità si espande e permea tutti, la necessità di toccare e di essere toccati, anche solo sfiorati, si fa dominante. Gli sguardi che penetrano, ricambiati, nell'intimo della persona, una comunione di sentimenti che spiana e annulla una settimana, una vita di diffidenze, incomprensioni e rancori. Questa la magia chimica dell'Ecstasy, un effimero rosa e morbido, caldo e rassicurante sentirsi per una sera, "la sera", pienamente realizzati agli occhi degli altri e nei propri sensi. La necessità di socializzazione immediata e totale, la percezione profonda ed estatica della musica e del ballo, il corpo finalmente libero da freni ed atteggiamenti standardizzati, il libero fluire di energia nella danza, la sintonia del movimento con la musica, come un rampicante, che si abbarbica al suo tutore, danno una gratificazione profonda che avvalla il nome Ecstasy, ma mette in evidenza, in molti casi, la caducità dei risultati, la limitatezza del raggio d'azione, ed infine cela, complice la forzata ignoranza, i rischi. Sintonia e comunanza con gli altri, con il minimo sforzo, convogliando tutti i progetti ed i desideri al Sabato sera, una nuova febbre, dove però il ballo è liberato e alla portata di tutti, non più proprietà di atletici ed allenati ballerini, ora è anche l'anfetamina a ballare per noi, contro di noi... Non più imposizione del proprio io attraverso la bravura, niente più competizione, quindi, ma accettazione consensuale, livellante. La morbida sicurezza dell'Ecstasy lascia insoluti tutti i dubbi che fuori dalla discoteca gravano sull'individuo, sempre più trasformato in animale sociale, privo di una vera identità al di fuori delle sale da ballo. Tutto ciò rassicura e contemporaneamente "sprofonda" sempre più chi trova una comoda scappatoia, una liberazione catartica nel ballo-sballo.
Naturalmente vi sono altri motivi, meno psicologici, per cui l'uso di MDMA è parte integrante del Rave, insieme con musica, luci e danza, come rileva il dr. Martin Paulus del dipartimento di psichiatria dell'Università di San Diego, California: "Una base del fenomeno Rave è la Musica, è la sincronizzazione del comportamento della gente ad un ritmo sottostante. Quando ti muovi a quel ritmo, hai essenzialmente un determinato comportamento, le esigenze del comportamento sono di eseguire gli stessi gesti continuamente. Stai prendendo una droga che ti fa fare le stesse cose continuamente, ed esse combaciano perfettamente" (M.A. Wright, cit.). Questo ripetersi dei movimenti è indispensabile per condurre a ritroso la coscienza del danzante, così, come nel continuo roteare dei Dervisci di Kolima, ogni gesto reiterato sfugge alla razionalità e pian piano la fa regredire; chimicamente si può parlare della 5-idrossitriptamina (5HT) rilasciata in abbondanza in seguito all'ingestione di MDMA ed al conseguente blocco dei recettori 1B, che impediscono il Re-uptake della 5 HT, provocando questi movimenti ripetitivi... Pur senza la presenza della musica il corpo rimane "estasiato", anche se il Rave è finito... Sempre grazie a quest'effetto sincrono tra musica e sostanza è possibile lasciarsi immediatamente permeare dal ritmo ed è tipico che anche persone che non hanno mai amato il genere House o Trance, dopo la prima assunzione di MDMA, di colpo "capiscano" la musica con tutte le loro fibre e la considerino l'unica possibile per il ballo, per la trance... Un altro fenomeno, provocato dal persistere prolungato di residui della sostanza nell'organismo, si presenta al momento del riascolto, a distanza di giorni, di musica tecno-trance o house, l'impulso immediato ed istintivo a danzare, o perlomeno a muoversi seguendo il ritmo... Il richiamo della pista...
Ma, come abbiamo già accennato, l'MDMA rimane una sostanza più legata ai club e alle discoteche, grazie alla sua carica corporea, socializzante, eroticizzante (tanto che una delle precauzioni consigliate a chi fa uso di Ecstasy è di avere sempre con sé il preservativo, per gli "imprevisti" della notte). Mentre psichedelici, LSD, funghi magici, mescalina... insomma tutte le sostanze che riportano l'individuo alla sua sacralità, trovano una connotazione e una collocazione più precise; le differenze saltano agli occhi se misurate al polso del mercato nero, il rapporto riguardante la quantità di sequestri di sostanze illegali definisce un quadro molto chiaro: dal 1991 al 1992 gli incrementi sono stati 10.800% per numero di dosi di anfetamina, 285% per dosi di Ecstasy, 217% per dosi di LSD, dal 1992 al 1993 c'è ancora stato un incremento di circa il 100% per l'Ecstasy e del 6% per l'LSD. Tale tendenza è rimasta inalterata negli ultimi due anni, pur tenendo presente che i dati non sono relativi al consumo, ma a ciò che le forze dell'ordine sono riuscite a sequestrare. Il dato che intendo sottolineare non è tanto l'incredibile aumento dell'uso (prendiamolo come tale) di anfetamina e suoi derivati - Ecstasy -, ma riguarda piuttosto l'LSD e come il suo impiego, dopo un'impennata iniziale, si sia pressoché stabilizzato se paragonato al probabile aumento di consumatori di sostanze amfetamino-derivate. Anzi la crescita del "solo" 6% corrisponde di fatto ad una regressione, di fronte all'allargarsi della schiera degli "estasiati". La preferenza accordata dai consumatori all'Ecstasy, a scapito dell'LSD, è sintomatica di quanto riportato riguardo alle motivazioni che possono spingere la popolazione della notte all'MDMA: bisogno di sicurezza, benessere assicurato con se stessi e con gli altri. Occorre però anche considerare che l'aumento dei sequestri (e dei consumi) di MDMA è altresì funzionale alla curva di consumo pro-capite della sostanza; infatti, se non provoca assuefazione fisica, certamente presenta fenomeni di dipendenza psichica, l'individuo è portato a ricreare lo stato di fittizio benessere reiterando l'uso nel tempo e accorciando sempre più gli intervalli tra un'assunzione e l'altra, ma soprattutto aumentando la dose per riottenere lo stesso livello di effetto.
Una tale spirale di consumi non è pensabile se riferita all'LSD e altri psichedelici, i rischi che presentano (bad trip, perdita di sicuri punti di riferimento) sono stati ben recepiti da molte persone che accuratamente rifuggono l'idea del viaggio acido. Mentre l'LSD richiede tempi di riassorbimento fisico di circa 15-20 giorni, prossimi a quelli psichici (sempre nell'ottica di un viaggio ben riuscito), per l'Ecstasy si è pronti a ripetere l'esperienza anche il giorno dopo una forte assunzione, proprio per rimettersi "in quadro" e scacciare gli effetti del down, assommando così macerie su macerie. Il consumatore di LSD difficilmente diviene un soggetto economicamente sfruttabile. Ma al di là della remunerabilità delle sostanze e della predisposizione dell'individuo a tramutarsi in "dipendente", la dicotomia tra club e Rave si riflette sino agli additivi chimici (Ecstasy - psichedelici) passando dalla musica (House-Techno). LSD come sostanza da Rave quindi, tenendo sempre presente che in un fenomeno così ampio e multiforme, che vede coinvolte più di un milione di persone nella sola Europa, sarebbe assurdo tentare di generalizzare il tutto in una semplice dicotomia, ma, anche e soprattutto per esperienza diretta, vi sono alcuni aspetti che non è possibile non notare. Innanzitutto l'utilizzo di sostanze psichedeliche sposta il raggio di azione della cognizione umana: scompare l'aspetto empatogeno e l'individuo si cala in una solitudine grandiosa, unica, dove si muove in senso verticale su piani più alti di coscienza.
Non vi è più sentimento di unione, ma di Unità.
Là dove l'unione statica necessita di molti corpi, di molte persone che tutte assieme andranno a formare la "serata", con gli psichedelici il sentimento profondo, totale, di Unità è capace di comprendere il pianeta ed il cosmo senza la necessità di corpi complementari al nostro per ricreare l'interezza dell'individuo. Paradossalmente sì può affermare che se in Ecstasy è possibile fare un Rave con due persone ed un DJ, con gli psichedelici una persona è bastante. Anche esteticamente cambia l'approccio di un danzatore psichedelico da uno Estasiato, nel primo caso viene a mancare l'apporto amfetaminico e l'effetto serotoninosinergico, quindi il corpo non reclama più ore ed ore di movimenti ripetitivi, spesso anzi il movimento fisico scompare quasi totalmente e rimane una gestualità di mani e testa che accompagna la musica. Si sente maggiormente il richiamo delle sonorità alte e delle luci stroboscopiche piuttosto che quello dei bassi dell'amplificazione, la testa, la coscienza, seppur fortemente alterata, prende il sopravvento sul corpo e le luci strobo, fissate ad occhi chiusi, funzionano come (e meglio) potenti Dream-Machines di Gysin, stimolando le onde a-cerebrali e con esse l'immaginario visionano ed estraniando completamente la persona.
Certamente è meno una sostanza da ballo dell'Ecstasy, difficilmente un effetto prettamente ludico e ricreazionale, a meno che nel Ludo non rientri la discesa nei più profondi meandri del sé, con tutte le sorprese e rischi del caso. Naturalmente i Drug-Designers hanno pensato bene di ovviare a tutto ciò e come lamenta Hoffmann, non esiste LSD 25 in circolazione nel mercato nero, ma solo suoi isomeri deteriori e più stabili. Sono stati creati diversi tipi di assorbenti (trip) dagli effetti prettamente amfetaminici, vere frustate neuronali per prestazioni olimpioniche sulle piste da ballo e sugli sterrati dei Raves di tutta Europa. Questi trip conservano ben poco degli effetti dell'LSD 25, salvo lievi modificazioni dei colori e dei contorni degli oggetti, anche a livello cognitivo i risultati difficilmente si spingono al di là di una frenesia sensoriale e motoria, che nulla ha a che fare con la calma liquidità dell'Acido. Questa modificazione della composizione degli "acidi", che tanto fa rimpiangere i bei tempi andati a qualche attempato psiconauta, è figlia dei tempi e delle necessità stressate odierne. Pochissime sono le persone disposte ad affrontare un viaggio acido in piena regola, è un'esperienza troppo destabilizzante per gli insicuri anni '90. Il popolo del ballo necessita di sostanze che non sconvolgano l'io, che possa rimanere ben piantato tra le sue insicurezze e paure, abbisogna piuttosto di tutto ciò che migliori le prestazioni danzanti, aiuti a far l'alba e che, soprattutto, non faccia perdere il senso della realtà circostante. Ricordiamo che sempre più raramente l'esperienza psichedelica viene affrontata in "solitaria" o in un ristretto numero di persone, in un setting preparato per l'introspezione, così come tutte queste sostanze sono state addomesticate nel dosaggio e nella qualità, per renderle compatibili ad un uso massificato e relazionale. "124 assorbenti (piccoli pezzetti di carta con un simbolo stampato) normalmente contengono circa 50 ug... La dose normalmente assunta negli anni '60 era di 250 ug... La dose molto bassa di LSD (un centinaio di trip contengono meno sostanza attiva di una singola Ecstasy) ha due importanti conseguenze: non causa danni fisici e la sua purezza può essere abbastanza ben garantita semplicemente perché l'ammontare attivo di altre sostanze non potrebbe essere rilevante in un unico assorbente" (Nicholas Saunders, "Ecstasy and the Dance Culture", 1995).
Un ultimo discorso va fatto per notare anche la distinzione tra i due mondi musicali, quello "House", delle discoteche e quello "Techno" dei Raves, tralasciando tutti i sottogeneri, filoni e tendenze, cerchiamo di chiarire quali sono le differenze sostanziali partendo dal suono, che ad un orecchio profano, assordato dai volumi elevati e dalle battute ossessive delle percussioni, può sembrare tutto perfettamente identico. La musica House, in tutte le sue varianti, è musica da discoteca con suoni più morbidi, più caldi, corposi, più orientati verso le frequenze medio basse, che colpiscono e scuotono lo stomaco ed il plesso solare. Con il BPM (Battito Per Minuto) che si aggira sulla misura di 120 (analoga alle pulsazioni cardiache del feto umano), permea le fibre muscolari ed è l'ideale per l'approccio fisico-erotico della danza. L'House è la logica evoluzione della Disco-Music degli anni '70 e della Black Music (Soul e Funky) in generale; il termine serve a designare, più che un genere ben preciso, tutta quella musica che è possibile produrre in casa, grazie ad apparecchiature elettroniche, che permettono di "condensare" in poco spazio e con una minima spesa tutto il necessario per creare e registrare. Dalla House nel 1988 in Inghilterra nacque il fenomeno Acid. Musicalmente non apportava nulla di particolare od innovativo, salvo il fatto che sfruttando nuovi strumenti elettronici si crearono sonorità liquide, acide appunto, su ritmiche House. L'Acid-House durò lo spazio di una moda, una stagione, ma il seme era stato gettato. La cultura underground, alternativa, si era sempre tenuta alla larga dalle discoteche, e con esse dalla musica da ballo, con l'Acid-House alcuni musicisti iniziarono a prendere in considerazione i possibili sviluppi della cultura psichedelica, rimasta bloccata ai primi anni '70, legandola a nuovi suoni e nuove espressioni. Fra tutti, gli Psychic TV intuirono la possibilità di un "Rinascimento Psichedelico", legato alla capacità di risveglio psichico data dall'LSD, e si fecero paladini del nuovo movimento psichedelico, abbandonando Crowley e rispolverando Leary. Bastò poco perché tutta la cultura "alternativa" riscoprisse la danza. Il binomio psichedelia-tecnologia è diventato indissolubile, e così come i moderni hippies si cimentano in escursioni elettroniche (si ricordino le collaborazioni discografiche tra il neo-guru McKenna ed i techno-freaks Zuvuya o con i più pop Shamen), i DJ e musicisti Techno sono in continuo bilico tra spazio cosmico e viaggi psichedelici. La Techno quindi come moderno veicolo psichedelico, per sperimentazioni chimiche, e soprattutto come colonna sonora dei Rave-party. Suoni freddi e cibernetici che arrivano diretti al cervello, basati sulle frequenze medio-alte, ritmi ipnotici ridotti al minimo, semplici supporti per intricate sequenze elettroniche che creano arabeschi di trattali sonori. Non più il corpo, ma è la mente che ondeggia e fluttua rifratta nella cristallina purezza del suono, scomposta in miriadi di particene, in micro-frames sincronizzati sulla sequenza della musica. Le possibilità offerte dalla tecnologia digitale consentono di sezionare il suono, di polverizzarlo, per poterlo ricostruire istante per istante in ogni sua parte. La parcellizzazione è altresì responsabile della freddezza del suono, ma permette all'operatore-musicista di manipolarlo e di intervenire nei suoi fondamenti, alla stregua del Drug-Designer, che si destreggia tra le sostanze per creare l'effetto chimico desiderato. Questo aspetto alchemico non è casuale, infatti molti sono i musicisti ed i dischi che si rifanno a quest'immaginario, e non sempre con un approccio ingenuo (vedi "Love's Secret Domain" e "Stolen and Contaminated Songs" dei COIL). La possibilità di creare musica con poca spesa e soprattutto in maniera poco più che individuale, con poche macchine che creano moltitudini di suoni in contemporanea, ha dato un impulso fortissimo alla nascita di nuovi "gruppi", nuovi generi, tanto che è diventato praticamente impossibile seguire in maniera accurata tutte le nuove produzioni discografiche.
Molti puristi storceranno il naso al solo pensiero di paragonare il fenomeno Rave e la sua musica a ciò che fu l'ondata psichedelica dei tardi anni '60, ma ciò che si consiglia è l'esame in macro di tutta la musica, non come singolo brano o musicista. La sua funzione, come già detto, è di creare un continuum temporale, che trasporti in uno stato di trance, in cui ogni brano diviene una singola battuta e viceversa, portando il danzatore a sincronizzarsi su ritmiche transpersonali, che lo avvicinano a quel senso di unione, di Unità, che sta alla base di ogni rituale, di ogni ricerca profonda.